Nasce l’Ansmm, Associazione nazionale social media manager
Si chiama Ansmm l’Associazione nazionale social media manager, nata da poco più di un mese grazie alla volontà di Riccardo Pirrone, pubblicitario e social media manager.
Secondo Riccardo, i social media manager sono professionisti e come tali vanno riconosciuti in un ruolo che «è sempre più centrale nel mondo della comunicazione e sempre più importante per la vita di imprese, organizzazioni e istituzioni».
L’Ansmm è la prima ed unica Associazione italiana che rappresenta la categoria dei Social Media Manager, che esercitano la professione in varie forme: individuale, societaria o nella forma del lavoro dipendente.
In una recente intervista rilasciata al Sole 24 Ore, da cui è tratto il presente articolo, il presidente Pirrone spiega che «il social media manager è un professionista a tutti gli effetti, come un avvocato, e l’obiettivo non è creare un albo, ma riconoscere una professione che è ormai strategica per tutti, istituzioni, imprese, brand, cittadini, e stabilire criteri per il percorso formativo e la certificazione delle competenze».
Inoltre aggiunge «Vogliamo diventare associazione di categoria, con un nostro codice Ateco per tutelare ruolo e retribuzione del Smm in istituzioni e aziende, ma anche per intervenire nel dibattito pubblico e far capire che un social manager con competenze certificate, che è tenuto a rispettare un codice etico, anche una garanzia contro fake news, odio online e cyberbullismo».
Secondo Pirrone c’è «un problema non solo a livello di collettività, che non comprende ancora a fondo tutta l’importanza del lavoro del social media manager, ma anche a livello delle imprese, che ancora oggi – spiega – non riescono a digitalizzarsi perché non si fidano del mezzo e si non affidano completamente a dei professionisti proprio perché non sono riconosciuti come tali».
Fra gli obiettivi elencati nello statuto dell’Ansmm c’è anche l’istituzione di un ente di formazione professionale e la certificazione delle competenze per gli aspiranti professionisti dei social, che dovranno rispettare un codice etico e aiutare, così, la promozione di un’etica digitale su Twitter, Facebook, Instagram e TikTok.