Immagine dal sito stradadeiparchi.it
Raccolta di pneumatici usati: superato il target di inizio 2022
L’obiettivo previsto per legge, relativo al periodo gennaio – aprile 2022, era di 67.232 tonnellate di pneumatici raccolti. Nonostante tutto si è già arrivati a 73.500 tonnellate.
Il target operativo finale di raccolta è di 196.732 tonnellate, ma le cifre finora lasciano ben sperare per fine anno.
Nel 2021 la raccolta era stata di 200.491 tonnellate (con target di legge a 166.249 tonnellate).
I consorzi italiani coinvolti nell’iniziativa sono Ecopneus ed Ecotyre, le collaborazioni invece con gli atenei di Palermo e Firenze.
Ma come funziona il mercato del riciclo degli pneumatici?
Va sottolineato che è sempre più in crescita e coinvolge una vasta rete di aziende, tra cui autodemolitori Aci e gommisti, ovvero l’anello finale con il consumatore, che arrivano a 25.000 in tutta Italia. Come detto il settore è gestito da due grandi consorzi, Ecopneus e Ecotyre.
Da segnalare il Consorzio Ecotyre, con sede a Vinovo (Torino), che oltre ad erogare servizi logistici di ritiro dei Pfu, pneumatici fuori uso, su tutto il territorio nazionale,
ha lanciato il progetto “Da gomma a gomma”. A tal proposito il presidente di Ecotyre Enrico Ambrogio ha recentemente dichiarato: «Il nostro obiettivo è quello promuovere la creazione di un nuovo pneumatico da un Pfu. Oggi uno pneumatico è fatto al 70% di gomma, al 20% di acciaio e da fibre per la rimanente parte. Se acciaio e fibre sono facili da riciclare, il discorso è diverso per la gomma. Dal granulo di gomma noi creiamo una mescola con un processo di devulcanizzazione, la facciamo tornare cruda, come quando si crea ex novo uno pneumatico. Per semplificare: come l’impasto della pizza. Noi diamo la mescola poi le varie aziende produttrici pensano a creare lo pneumatico. In questo momento trattiamo circa 50mila tonnellate l’anno. Abbiamo poi una partnership con Versalis, la società del gruppo Eni: sono stati fatti dei test su strada con i nostri pneumatici, tutto è andato bene».
Ma come si svolge il processo di disassemblaggio dei materiali dello pneumatico?
Tra i prodotti indubbiamente innovativi abbiamo Tyrebirth, i cui brevetti, nati dal gruppo Caf ma adesso tutti di proprietà di Tyrebirth srl, sono full green.
Il processo consente di trasformare gli pneumatici fuori uso in nuovi prodotti da immettere sul mercato. Spiega Paolo Budroni, uno dei responsabili del progetto: «Tutto è partito da Caf e da una ricerca con l’Università di Firenze. Ci basiamo sul principio della pirolisi, cioè un processo di decomposizione degli pneumatici mediante trattamento termico ottenuto con l’utilizzo delle microonde come fonte di energie: le microonde agiscono direttamente sulla struttura molecolare dello pneumatico, determinando la scissione delle molecole che lo compongono. Da noi non c’è combustione. Usiamo l’energia vibrazionale: portiamo a ’vibrare’ le molecole all’interno dello pneumatico finché la forza vibrazionale è più forte di quella di coesione. Lì comincia appunto una scissione, direi naturale».
Lo pneumatico si divide in quattro componenti: due solidi (carbon black e acciaio armonico), un liquido (un olio, simile al diesel) e il gas. «Dai materiali siamo in grado di creare la base di un nuovo pneumatico, di alta qualità – conclude Budroni –. Poi ci pensano aziende come Continental, Pirelli, Bridgestone, con cui collaboriamo, a realizzare il prodotto finale».